Nuove norme europee per le prese di fondo sulle piscine private.
Sulla definizione di piscina domestica permangono delle perplessità.
Esistono delle cosiddette 'fasce franche', anche in Italia, dove, per esempio, non è semplice catalogare quelle costruite nelle ville private che solo occasionalmente vengono utilizzate per uso turistico.
Per tutte quelle, però, che non danno adito a lacunose interpretazioni, esiste, invece, una normativa precisa.
Le due direttive europee e riferimento al corretto uso delle prese di fondo
Due indicazioni di stampo europeo vengono direttamente dal Comitato Tecnico / TC.
Le norme di riferimento sono la EN 16582 e la EN 16713.
Entrambe sono divise in tre parti e riguardano la prima le strutture e la seconda gli impianti.
Pubblicata una nell'agosto scorso e l'altra in febbraio, sono state recepite dall'UNI (Ente Nazionale Italiano di Unificazione).
Il lavoro di studio per arrivare ad ottenere queste nuove direttive è durato ben cinque anni; si è giunti a determinare delle norme che definiscono quali sono i requisiti minimi necessari per poter gestire una piscina privata. A tal fine, affinchè si possa monitorare lo stato dei fatti, si definiscono anche i test per verificare che gli standard siano sempre all'altezza.
A completamento del tutto, si sono stabilite le istruzioni ed i manuali che gli installatori devono consegnare e che devono essere rispettati anche da coloro che forniscono i componenti degli impianti natatori.
La EN 16582 pone dei paletti per i requisiti strutturali, esigendo dei progetti per le singole piscine che devono contemplare, per esempio, la resistenza alla corrosione per ciò che concerne le piscine costruite con i pannelli in metallo ed i sistemi di sicurezza e allarmi per piscina per evitare l'ingresso non vigilato dei bambini sotto i cinque anni.
La EN 16173 si occupa, invece, di quella che è la sicurezza all'interno della vasca, proprio in acqua e più precisamente delle prese di fondo. Salvo qualche differenza, l'applicazione della direttiva è molto similare tra le piscine pubbliche e quelle private.
Nella fattispecie, si prevedono dei test che misurano il livello di pericolo dovuto all'intrappolamento dei capelli in queste prese.
Per intenderci, entrambe le direttive tendono a far sì che la piscina possa essere trattata alla stregua di un frigorifero oppure di un forno, cioè, dotata di tutti i sistemi di sicurezza e con un manuale di uso e manutenzione perchè possa preservarsi nella quotidianità.
Si presuppone, poi, un controllo della piscina anche una volta installata, controlli che si prevedono a carico, per la maggior parte, dei costruttori e dei rivenditori della componentistica.
Uno dei test previsti, nella terza parte della EN 16713, riguarda il trattamento chimico dell'acqua in piscina, dando dei limiti per l'uso del cloro, come già avviene nelle piscine pubbliche.
Paradossalmente, rispetto alle direttive precedenti (vedi UNI 10637), non si è obbligati a costruire piscine impeccabili, ma si è obbligati a dichiarare esattamente lo stato della piscina. Non si fissano neppure la grandezza ed il numero dei filtri o delle pompe, lasciando invariato il tempo minimo di ricircolo già basato sulle otto ore.
Se per fornire indicazioni sulla qualità di ciò che viene venduto è responsabile il fornitore e per le informazioni precise al cliente finale è responsabile l'installatore, si viene a creare, così, una piramidale relazione in cui è più semplice risalire, qualora ci fossero dei problemi, grazie ai test di verifica ora previsti.
Il principio ispiratore delle norme
Non si è cercato di alzare il livello minimo dei requisiti, l'innovazione di queste norme, infatti, sta nell'aver cercato di porre le premesse di una trasparenza a vantaggio del cliente finale.
L'intento è dunque, quello di sapere con esattezza cosa si stia acquistando, in termini di sicurezza dei livelli di qualità prima dell'acquisto, in fase di preventivo e nell'esplicazione di test per il controllo anche in un momento successivo alla comprevendita.
Utilità delle prese di fondo delle piscine private
Le prese di fondo hanno il precipuo scopo di essere utilizzate per le manovre tecniche, ovvero quelle deputate al filtraggio durante il riempimento di una piscina domestica interrata.
La loro posizione si trova nel punto gravitazionale più in basso. Da ciò si deduce l'importanza di un controllo regolare ed accurato sulle stesse, per ovviare anche a possibili piccoli o gravi incidenti qualora non fossero perfettamente chiuse oppure adeguatamente funzionanti.
La direttiva europea EN 16713, quindi, disciplina la costruzione delle strutture adibite al trattamento degli impianti e le metodologie relative ai sistemi di circolazione dell'acqua, sia in fase di estrazione che di introduzione.
La revisione di tale norma, EN 16713-2, delibera che tutto ciò che concerne le prese di fondo debba essere chiarito nella fase iniziale del preventivo, durante il collaudo, fino alla consegna definitiva della vasca. Perchè si rispetti quanto previsto, nelle piscine private, il sistema di scarico deve essere obbligatoriamente fornito di metodi anti-intrappolamento.
Valori chimici ideali dell'acqua e trattamenti
Le piscine private ed interrate, magari anche in un giardino, sono esposte a microorganismi di ogni sorta che vanno dalla sporcizia, alle alghe, ai batteri, solo per citarne alcuni, per cui è necessario provvedere ad un giusto trattamento delle acque, per la salute di tutti.
Bisogna costantemente controllare il livello del pH; in una scala che va dallo 0 a 14, l'acqua per una piscina fuori terra od interrata deve avere un valore pH compreso tra i 7,2, e 7,6.
Se l'acqua è troppo acida, ovvero con un pH basso, può causare irritazioni alla pelle ed agli occhi e generare corrosioni nelle parti metalliche. Al contrario se alcalina o basica, ovvero con un pH troppo alto, può sempre causare irritazioni e far perdere di efficacia i trattamenti per la disinfezione. Dopo avere raggiunto il giusto equilibrio per l'acqua, si procede alla sua pulizia. Il prodotto più efficace è il cloro ed i suoi derivati che si devono immettere con quantità ben prestabilite in proporzione all'acqua. Il cloro si misura in mg o ppm e per una situazione ottimale, quello libero deve essere concentrato nella misura di 1-2 ppm. Si aggiunge in pastiglie con rilascio graduale; si mette una pasticca al 90% di cloro per mc 100 di acqua, ed una negli skimmer (aspiratori).
Per verificare che questi valori non mutino, si utilizzano dei kit di campionamento con delle cartine di tornasole: le gradazioni di rosa indicano il livello di cloro, quelle di arancione il pH.
Il controllo del pH e del cloro non sono tuttavia sufficienti a garantire la salubrità della piscina.
Da non dimenticare, per esempio, i trattamenti antialghe che si effettuano spazzolando manualmente i bordi delle vasche ed utilizzando gli appositi prodotti in concomitanza di robot auomatici che agiscono sul fondo della vasca, per esempio il dolphin.
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